27 Gennaio Giorno della memoria. Quando i russi entrarono ad Auschwitz

di redazione 27/01/2018 CULTURA E SOCIETÀ
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Il 27 gennaio 1945 vennero aperti i cancelli del lager di Auschwitz rivelando al mondo i crimini compiuti dai nazisti contro il popolo ebraico. Nel famigerato campo di sterminio nazista in meno di cinque anni mori' oltre un milione di persone.

Il lager occupava un'area di quasi 200 ettari ed e' stato costruito dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale per realizzare la "soluzione finale" contro gli ebrei in Europa. Dopo l'invasione della Polonia nel settembre 1939, Auschwitz fu scelta dal Terzo Reich come la localita' piu' "adatta" per ragioni logistiche. La zona aveva infatti una rete ferroviaria ben sviluppata e collegata con altri Paesi. Per questo motivo gia' alla fine del 1939 l'Oberfuehrer delle Ss Arpad Wigand propose al comandante Erich von dem Bach Zalewski, responsabile delle forze tedesche a Breslavia, di sfruttare la struttura di una vecchia caserma in un quartiere di Auschwitz per aprire il primo campo di concentramento e risolvere cosi' quello che egli presentava come "il problema dell'affollamento" delle prigioni in Slesia.

Aperto nell'aprile del 1940, il campo vide arrivare i primi detenuti - dei prigionieri politici polacchi - il 14 giugno: fra loro l'attuale ministro senza portafoglio per i rapporti con la Germania, Wladyslaw Bartoszewski. Nel 1941 il campo fu poi allargato con la costruzione di Birkenau per diventare quindi definitivamente nel 1943 una "fabbrica della morte". All0jnterno dei suoi sinistri reticolati elettrici furono sterminate in totale 1,1 milione di persone, il 90% delle quali ebrei deportati dalla Polonia e da vari altri Paesi d'Europa.

Le forze alleate vennero informate piu' volte da emissari dell'Armata clandestina polacca (Ak), come Jan Karski (che si rivolse invano a Usa e Gran Bretagna) o da altre fonti, dello sterminio degli ebrei in corso. Ma invocando altre priorita' militari per l'obiettivo chiave del momento (vincere la guerra contro Hitler e i suoi alleati), gli Alleati non intrapresero iniziative specifiche per provare a fermarlo. Dall'Italia il primo trasporto di ebrei per Auschwitz avvenne il 23 ottobre del 1943: complessivamente nel lager simbolo della Shoah persero la vita circa 8 mila italiani.

La liberazione del campo avvenne il 27 gennaio del 1945 ad opera delle unita' dell'Armata Rossa guidate dal maresciallo Ivan Konev che, dopo aver sfondato sul Fronte ucraino, marciavano ormai vittoriose in direzione di Berlino. Sul territorio del lager nel 1947 fu quindi fondato un Museo memoriale e nel 1979 Auschwitz-Birkenau e' stato iscritto come luogo di memoria nell'elenco dei siti tutelati come patrimonio mondiale dell'Unesco.

Nel novembre 2005 l'Assemblea generale dell'Onu ha scelto la ricorrenza della liberazione del campo dell'orrore per istituire una Giornata mondiale di commemorazione di tutte le vittime dell'Olocausto.

La testimonianza di una sopravvissuta riportata dal Corriere.it

Una testimonianza particolarmente sconvolgente, quella dell’oggi 95enne Zdenka Fantlová: aveva solo 20 anni quando fu deportata insieme alla famiglia e ad alcuni amici, e nel 1945 fu l’unica a tornare viva. Tra le ultime sopravvissute alla Shoah, Fantlová racconta la sua storia nel memoir 6 campi(pubblicato nella traduzione di Ilaria Katerinov per Tre60 editore, pagine 340, e 16,40): una vicenda tragica, che prende le mosse dalla normale vita di una famiglia ebrea della buona borghesia nella cittadina boema di Blatná, nell’allora Cecoslovacchia e oggi Repubblica Ceca, e si trasforma nel più atroce degli incubi del Novecento, la deportazione nei campi di concentramento e di sterminio.

Negli anni Trenta Zdenka vive in famiglia come tutte le sue coetanee, studiando, muovendo i primi passi in società, vedendo crescere la sorellina, sognando il futuro e innamorandosi dei suoi coetanei. Ma il primo colpo arriva con le leggi razziali che escludono gli studenti ebrei dalle scuole: per Zdenka, cui manca un solo anno al diploma, è l’inizio di un incubo. E quando il padre è arrestato (per aver ascoltato la Bbc) e l’intera famiglia è deportata e dispersa, Zdenka comincia a lottare per sopravvivere. Il suo percorso è una radiografia tragica del sistema di «genocidio organizzato» del Reich nazista, con i trasporti e i treni della morte, la sistematica denutrizione, le esecuzioni sommarie, la violenza continua in ogni aspetto della vita dei deportati, tra liste inflessibili e stragi improvvisate.

Sballottati come oggetti, derubati di ogni bene, sottoposti a vessazioni vergognose, i deportati del gruppo di Zdenka si assottigliano a mano a mano che passano dalla «città della morte» Terezin al campo di sterminio di Auschwitz, divisi senza un battito di ciglia nelle file di quelli che andranno al lavoro forzato, da una parte, e alla camera a gas dall’altra. Zdenka si attacca a ogni elemento di umanità per non cedere allo sconforto (a Terezin alcuni deportati organizzano un teatro, ad Auschwitz Zdenka riesce a bere alcune gocce d’acqua, a Gross-Rosen i prigionieri sono quasi lieti di poter dormire almeno sul pavimento, cosa che altrove neppure potevano fare) ma il viaggio della morte continua inesorabile, strappando alla ragazza il fidanzato, il fratello, e via via la madre e la sorella, senza nemmeno il tempo di un ultimo sguardo.

Mentre i fronti di guerra si spostano sotto la pressione di russi e alleati, i deportati sono trasferiti via via nei campi di Kurzbach, Gross-Rosen, Mauthausen e Bergen-Belsen, in un crescendo di atrocità. Nei 6 lager che attraversa, davanti agli occhi di Zdenka compaiono mostruosità difficili da riportare — a Mauthausen i deportati vedono strani massi accanto alla carreggiata e una guardia dice loro sogghignando: «ogni pietra, una testa» — mentre il precipitare della guerra rende i carnefici ancora più spietati. Nell’ultima tappa, dopo una marcia forzata di giorni, senza scarpe, con abiti leggeri nell’inverno del Nord, nessuno dei superstiti è più in grado di alzarsi, nemmeno Zdenka.

Quando arrivano gli inglesi a liberarli, molti prigionieri muoiono ugualmente, vinti dalle malattie e dalla fame: Zdenka resterà incosciente per giorni, prima di riprendersi. E scoprirà che tutti i suoi parenti, amici, conoscenti, compagni di scuola, amori, e quasi tutti i compagni di quell’ultima marcia forzata, sono stati inghiottiti dai lager.


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